Martedì 19 gennaio è andata in onda una puntata del programma televisivo Mi manda Rai Tre, che si è focalizzata nella sua prima parte sulla questione delle protesi all’anca prodotte dalla società Depuy. Tali dispositivi, ritirati nel 2010 per gravi difetti, sono stati impiantati in Italia a 4.500 pazienti, alcuni dei quali ne subiscono ancora delle conseguenze. Tra gli ospiti della trasmissione, anche la Dottoressa Marcella Marletta, la quale ha accettato l’invito della giornalista Elisa Di Gati per confrontarsi ed esporre la posizione del Ministero della Salute.
Il dibattito si è aperto sulla questione della tempestività nel richiamare i pazienti che hanno subito tale intervento. La dottoressa Marletta ha sottolineato come sia stata contattata la quasi totalità delle persone, in seguito alla delineazione stabilita insieme alla società Depuy (molti di questi con impianti bilaterali). L’adesione in termini di follow up e risposta risulta, infatti, una delle più alte a livello europeo. Incalzata sull’aspetto della tempestività, ha poi evidenziato come il Ministero non dorma mai sulla salute, garantendo il principio della tutela. Un avviso di sicurezza, posto sul sito, è stato emanato già nell’agosto del 2010. Successivamente, nel 2011, è stata inviata una circolare di richiamo agli operatori sanitari per tracciare i pazienti operati. Infine, nel 2012, il Consiglio Superiore della Sanità è intervenuto ed è stata predisposta un’ulteriore circolare, oltre alla partecipazione della Dottoressa in una trasmissione di ampia diffusione come Striscia la notizia. Il Ministero ha dimostrato in questo modo la sua tempestività, collaborando inoltre con l’azienda per richiamare più volte i pazienti e mettendo in piedi un registro che riporta tutti i dati sulla base delle norme attuali. Un ulteriore scrupolo è stata la richiesta delle fatture di tutte le protesi prodotte. Lo stesso si può dire per il controllo, con la domanda continua di riscontri nel merito a cliniche e ospedali. La Dottoressa Marletta è intervenuta, successivamente, sul fatto che l’ASL di Teramo stia chiamando in causa il Ministero della Salute, consigliando all’ente pubblico di andarsi a rivedere l’articolo che prevede che la vigilanza sull’operato all’interno degli ospedali sia di propria pertinenza e invitandolo a rispettare il codice civile. Infine, sulla questione dei testi in laboratorio, Marcella Marletta precisa che gli americani non sono superiori, semplicemente hanno procedure differenti: nel mondo esistono comunque 93.000 impianti di questo tipo. In chiusura, viene ribadita la vicinanza ai pazienti, che non saranno abbandonati, e l’importante lavoro che viene svolto anche a livello europeo per la loro tutela.